Papa Francesco ha ospitato nei giorni scorsi, in Vaticano, una conferenza internazionale dal titolo “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale” a cui hanno preso parte anche 11 premi Nobel per la Pace tra cui quello più recente, andato quest’anno proprio all’ICAN (la campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, di cui fa parte anche la rRte disarmo italiana).
Tema di grande attualità e mai così sottovalutato, invece, nel nostro Paese. Mentre nel mondo le grandi potenze tornano a mostrare i muscoli, i focolai di guerra continuano a martoriare il medio oriente, la Corea del Nord tiene alta la tensione con ripetute minacce, e addirittura il Congresso degli Stati Uniti discute sull’opportunità di mantenere in capo a Trump la decisione finale ed esclusiva di un eventuale utilizzo di ordigni nucleari, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato con 122 voti a favore, lo scorso luglio, il trattato sulla loro messa al bando.
Un trattato storico che entrerà in vigore novanta giorni dopo la sua sottoscrizione da parte dei primi 50 Stati che lo ratificheranno e che prevede all’art.1 che “Ciascuno Stato Parte si impegna, in qualsiasi circostanza, a non:
a) Sviluppare, testare, produrre, oppure acquisire, o possedere riserve di armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari.
b) Trasferire a qualsiasi destinatario qualunque arma nucleare o altri dispositivi esplosivi nucleari o il controllo su tali armi o dispositivi esplosivi, direttamente o indirettamente.
c) Ricevere il trasferimento o il controllo delle armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari, direttamente o indirettamente.
d) Utilizzare o minacciare l'uso di armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari
(e) Assistere, incoraggiare o indurre, in qualsiasi modo, qualcuno ad impegnarsi in una qualsiasi attività che sia vietata a uno Stato Parte del presente Trattato.
f) Ricercare o ricevere assistenza, in qualsiasi modo, da chiunque per commettere qualsiasi attività che sia vietata a uno Stato Parte del presente Trattato.
g) Consentire qualsiasi dislocazione, installazione o diffusione di armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari sul proprio territorio o in qualsiasi luogo sotto la propria giurisdizione o controllo”.
L’iniziativa in Vaticano quindi, con grande tempestività, si è collocata nel solco della sensibilizzazione dei popoli, degli Stati e dei loro Governi nei confronti di questo obiettivo storico. Così come aveva fatto qualche mese prima l’accademia svedese che assegna i Nobel scegliendo l’ICAN. Non è la prima volta, del resto, che una rete internazionale di organizzazioni sociali conquista questo riconoscimento: era già successo venti anni prima con la compagna mondiale per la messa al bando delle mine antiuomo.
E il nostro Paese? L’Italia non ha dato il suo appoggio al trattato, accodandosi alle potenze nucleari che hanno scelto tutte (sia le cinque riconosciute, Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, che quelle “non ufficiali” come Corea del Nord, India, Pakistan e Israele) di non partecipare al voto. Ed infatti la presenza, nei giorni scorsi, dei rappresentati dell’ICAN in Italia, giunti per partecipare al convegno in Vaticano, non ha avuto da parte del Governo e, più in generale, delle istituzioni del nostro Paese l’accoglienza che avrebbe meritato.
Loro, i premi Nobel, non hanno però rinunciato ad incontrare le associazioni, le realtà sociali e tutti coloro che nel nostro Paese si battono per il disarmo e una prospettiva di pace ed insieme a loro continueranno ad impegnarsi affinché l’Italia cambi idea e posizione sottoscrivendo e ratificando il trattato e adoperandosi, così come l’articolo 11 della nostra Costituzione recita, a ripudiare la guerra e consentire alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni.