Altre centinaia di posti di lavoro a rischio. Sono quelli degli occupati nella compagnia Mistral Air, vettore aereo di proprietà di Poste italiane i cui soci di maggioranza sono il ministero dell’Economia e la Cassa depositi e prestiti. Le attività di cargo postale svolte da Mistral rientrano a pieno titolo in quel servizio universale per il quale Poste italiane beneficia ogni anno di un contributo pubblico di circa 260 milioni di euro.
Ora la compagnia ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 19 piloti (su un totale di 44 comandanti e primi ufficiali in servizio con contratto a tempo indeterminato) conseguente al ridimensionamento della flotta dei Boeing 737, ora costituita da un unico aereo; e poi ci sono i meno capienti Atr72. Oltre al servizio postale, Mistral Air effettua voli charter, gestisce linee a corto e medio raggio, trasporto merci soprattutto per conto di Amazon ma anche di altre imprese dell’e-commerce.
L’Associazione nazionale piloti ha denunciato che la compagnia sarebbe intenzionata a cedere le attività di merci, posta e passeggeri a vettori dell’est europeo, come Bulgarian e Bluebird, che già da tempo hanno rilevato parte dell’attività postale gestita sulla carta da Mistral. E’ proprio il ricorso all’appalto da parte della compagnia di Poste italiane che sta creando esuberi di piloti e mettendo a repentaglio il futuro dell’azienda e dei lavoratori.
L’amministratore delegato di Mistral ha sì giustificato questo dimezzamento dei piloti con “significative contrazioni dell’attività”, in particolare del trasporto della posta, negativamente influenzato dallo sviluppo delle comunicazioni elettroniche con un definitivo e strutturale calo dei volumi, tale da giustificare il ricorso ai licenziamenti collettivi. Ma non ha fatto alcun accenno al significativo aumento, grazie al commercio elettronico, del trasporto dei pacchi postali. E infatti l’accordo siglato tra Amazon e Poste per la consegna dei pacchi ha portato ad un incremento tale dei volumi che il trasporto delle merci con i meno capienti Atr72 ha creato ritardi nella distribuzione e nella consegna dei pacchi.
Lo stesso amministratore delegato aveva del resto fatto riferimento, ancora nel settembre scorso, ad una necessaria ristrutturazione dell’azienda sia attraverso lo sviluppo del settore cargo postale con aerei 737 “full cargo” (proprio per fronteggiare la crescente domanda di e-commerce) e sia ottimizzando l’attività passeggeri di linea con gli Atr72. E, a proposito della salvaguardia dei livelli occupazionali, aveva detto che “si sono aperti dei canali di approfondimento con i lavoratori. Non stiamo parlando di tagli selvaggi”. E d’altra parte il sottosegretario ai Trasporti, De Caro, aveva rassicurato, in risposta ad una interrogazione, che i ministeri competenti si stavano adoperando “per ogni utile iniziativa volta alla salvaguardia dei livelli occupazionali” della Mistral Air.
Ma, a tutt’oggi, non c’è traccia formalizzata di una ristrutturazione della Mistral né di specifici piani di intervento ad hoc per Mistral e i suoi dipendenti all’interno del piano industriale di Poste in via di definizione e quindi non ancora reso pubblico. In buona sostanza i ministeri dell’Economia e del Lavoro, come d’altra parte la Cassa depositi e prestiti - potentissimo ente pubblico che, tra l’altro, gestisce l’enorme risparmio postale - mostrano di non avere (o, ancor peggio, di non volere avere) consapevolezza della portata del problema che coinvolge, ancora e sempre, lo stesso ruolo di Poste Italiane. Un’azienda pubblica sempre più proiettata verso le operazioni finanziarie e assicurative e persino l’oggettistica, e sempre meno rispettosa degli impegni prioritari: gli uffici postali, che sono invece in costante diminuzione, la precarizzazione del personale, la distribuzione della posta, di conseguenza sempre più a singhiozzo.