Allarme tra gli inquilini dell’Inps che ha riavviato - unilateralmente - la dismissione del proprio patrimonio immobiliare da reddito. Le modalità e il percorso previsto dall’istituto comporteranno gravi conseguenze di carattere sociale perché, ad esempio, la sanatoria tanto attesa dagli occupanti non ha rispettato le disposizioni in vigore. Di conseguenza si può stimare che almeno l’80% di inquilini regolari, inquilini irregolari e occupanti potrebbe rinunciare all’acquisto degli immobili, circa quattromila. Solo a Roma il 52% del patrimonio immobiliare dell’Inps è costituito da immobili ad uso abitativo.
In particolare, le modalità di applicazione delle operazioni di dismissioni prevedono molte condizioni destinate a creare tensione. Anzitutto non sono più previsti contratti di affitto ma solo vendita delle case: sarà inviata a breve, a tutti, una proposta d’acquisto alla quale dovrà esser data risposta entro quattro mesi. Di più: ad eccezione degli inquilini regolari, gli occupanti (il termine di occupazione è fissato al 31 dicembre 2013) dovranno acquistare a prezzo di mercato, senza gli sconti previsti dalla legge 410/2001. Né basta: c’è ancora una clausola-capestro relativa al pagamento degli oneri e accessori degli ultimi cinque anni, e il pagamento dei canoni di locazione degli ultimi cinque anni rideterminati - attenzione - in base ai valori dell’Osservatorio mercato immobiliare.
Ma c’è un aspetto particolarmente inquietante: l’Inps ha deciso che le abitazioni invendute andranno messe all’asta. C’è dunque il concreto rischio che da questo piano, e con queste modalità, possano avvantaggiarsi le società immobiliari che, a prezzi ridotti, avranno, esse sì, la possibilità di accaparrarsi una parte del patrimonio immobiliare Inps.
Torniamo alla rivalutazione dei canoni in base ai valori Omi. Con questo criterio aumenterà più del doppio il valore del canone di locazione pregresso. In sostanza, se oggi l’indennità di occupazione viene calcolata intorno ai 4 euro per metro quadrato, con i nuovi parametri l’indennità si calcolerà a partire da 9,50. Più oneri e accessori. Né si sa ancora se i cinque anni decorrono dal 2017 o addirittura del 2013 (termine ultimo di occupazione).
In buona sostanza l’Inps, con le modalità proposte agli inquilini di tutte le specie, non tiene conto della situazione economico-sociale; né si è provveduto (l’Inps è sotto il controllo del ministero del Lavoro e delle politiche sociali) a favorire tutti gli inquilini predisponendo dei fondi agevolati per favorire l’acquisto delle case dando in garanzia gli stessi immobili dal momento è impensabile il ricorso a mutuo bancario.
Da qui la richiesta della sospensione della procedura in corso e ad una verifica delle modalità di acquisto decise dall’Inps. Se non fossero modificate potrebbero portare migliaia di famiglie a rinunciare all’acquisto ed entrare nel gorgo di una instabilità abitativa ancora più grave di quella in cui si trovano oggi. Il ministero del Lavoro può intervenire perché l’Inps apra un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali che, in tempi rapidi e predeterminati, e sospendendo per lo stesso periodo il processo di dismissione, possa rideterminare modalità e tutele per chi non può acquistare, definire l’applicazione corretta della sanatoria e delineare più giusti parametri su canoni e oneri accessori.
In verità la questione è stata posta in Parlamento da numerose interrogazioni e interpellanze, ma troppo tardi perché il governo potesse rispondere. Lo farà per altre strade?