I reati ambientali - dai rifiuti all’abusivismo, dall’agroalimentare alla biodiversità - sono ancora aumentati nel corso del 2017: il fatturato dell’ecomafia ha registrato l’anno scorso un +9,4% ed è arrivato a 14,1 miliardi. E’ quel che si desume dal rapporto presentato alla Camera dei deputati da Legambiente. Aumentano i reati ma aumentano anche le inchieste giudiziarie, i procedimenti, gli arresti: merito della legge 68 del 2015 sugli ecoreati.
Gli illeciti ambientali registrati l’anno scorso sono stati ben 30.692, quasi un quinto in più rispetto al 2016: tre e mezzo ogni ora. Denunciate più di 32mila persone (+36%) e 11mila i sequestri (+51,5%). Quasi la metà delle infrazioni (il 44%) sono state verbalizzate nelle quattro regioni a tradizionale insediamento della criminalità organizzata. In testa la Campania (4.382 illeciti, il 14,6% del totale nazionale), seguita da Sicilia (3.178), Puglia (3.119) e Calabria (2.809). Non è un caso che segua immediatamente il Lazio, con 2.684 denunce.
Legambiente sottolinea che il 2017 si sia caratterizzato come l’anno del rilancio delle inchieste contro i trafficanti di rifiuti: quasi un quarto di tutti gli illeciti contestati riguardano questo settore, seguito dai delitti contro gli animali e la fauna selvatica (22,8%), dagli incendi boschivi (21,3%) e dal ciclo illegale del cemento (21,7%). Tra le tipologie di rifiuti preferiti ci sono i fanghi industriali, le polveri di abbattimento fumi, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, la plastica, gli scarti metallici, carta e cartone. Attenzione ad una novità: i trafficanti non puntano più allo smaltimento vero e proprio ma alle finte operazioni di trattamento e riciclo che consentono di ridurre i costi di gestione e di evadere il fisco.
Particolare attenzione il rapporto dedica al settore agroalimentare: la filiera illecita vale un miliardo di euro, + 30% rispetto al 2016. Le persone denunciate o diffidate sono state v22 mila, quasi duecento gli arresti, 2.733 i sequestri. I settori più colpiti sono quello ittico, la ristorazione, la produzione di vini e alcolici, sanità e cosmesi. La falsificazione attiene generalmente all’origine geografica del prodotto o alla denominazione di origine. La falsificazione delle indicazioni geografiche tutelate e delle denominazioni protette sfrutta qualità, apprezzamento e notorietà dei prodotti alimentari italiani distruggendo l’immagine del made in Italy fondata sugli 818 prodotti agroalimentari riconosciuti dall’Ue.
Preoccupante è anche il ciclo illegale del cemento: 3.908 infrazioni, 4.977 persone denunciate. Il 46,2% dei reati si concentra nelle solite quattro regioni meridionali: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Secondo le stime del Cresme, nel 2017 in Italia sono state costruite circa 17mila nuove case abusive. Legambiente chiede di semplificare l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive avocando ai prefetti la responsabilità delle procedure sin qui affidate ai sindaci e agli uffici tecnici comunali.
P.S. La maggior parte dei quotidiani, ed in particolare i due giornali più diffusi sul territorio nazionale, hanno letteralmente ignorato il rapporto di Legambiente. Si tratta solo di leggerezza? O sono stati distratti dalle beghe tra gli alleati di governo? O che altro ha giocato in questo incredibile silenzio?